Questo libro analizza un importante filone della storia del pensiero europeo: la disputa sulla “doppia verità” (verità di fede e verità di ragione). L’arco cronologico considerato è molto ampio: quattro secoli, dalle prime formulazioni nell’ambienteMoreQuesto libro analizza un importante filone della storia del pensiero europeo: la disputa sulla “doppia verità” (verità di fede e verità di ragione). L’arco cronologico considerato è molto ampio: quattro secoli, dalle prime formulazioni nell’ambiente dell’Università di Parigi intorno al 1270, fino alle rielaborazioni cinquecentesche e seicentesche che preludono ai libertini e a Bayle.L’autore esamina analiticamente alcuni episodi decisivi o comunque illuminanti di questa vicenda: la disputa tra Sigieri di Brabante e san Tommaso, che dà l’avvio alla discussione- le formulazioni degli occamisti inglesi intorno al 1310- le riprese del tema da parte di Pomponazzi e dell’averroista Antonio Bernardi della Mirandola.
In tutti questi casi, tesi fondamentali della fede cristiana (l’immortalità dell’anima, la creazione del mondo, tra le altre) vennero sottoposte a obiezioni secondo ragione, riconosciute implicitamente o esplicitamente insuperabili. Di fronte a tale situazione, fu introdotta la dottrina della “doppia verità”: si poteva riconoscere l’esistenza di una contraddizione tra fede e ragione e insieme dichiararsene soggettivamente fuori con un atto d’ossequio alla fede.
L’esistenza di tale dottrina fu per molto tempo negata o ridotta a problema psicologico (l’eventuale sincerità dei sostenitori della dottrina della doppia verità nei confronti della fede cristiana). Qui l’autore intende invece affrontarla dal punto di vista speculativo, intento che persegue con grande lucidità e fine erudizione.